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“Il pubblico saudita ha accolto bene la presenza delle donne nello spettacolo ‘Inspiration Road’. Ci hanno dato delle indicazioni sul tipo di costume più o meno adatto, per danzatori e per danzatrici. A settembre è stato interessante realizzare tutto contestualmente: costumeria, sartoria, trucco e parrucco, direzione artistica, coreografia e regia. Tutto in connessione, anche tra produzione occidentale e la richiesta del committente arabo e, quindi, orientale. L’arte ha il potere di unire, eguagliare razze, classi sociali e popoli; si sta seduti tutti sulle stesse sedie a guardare il medesimo spettacolo! Per noi, per me, è stato molto emozionante danzare per un pubblico totalmente diverso da quello al quale siamo abituati. Osservando gli spettatori, vedevamo da una parte delle figure bianche, gli uomini, e dall’altra delle figure nere, le donne. Ma stavano tutti insieme, guardavano lo stesso spettacolo, applaudivano la stessa cosa e hanno esultato per lo spettacolo con una standing ovation. Da osservatore, è stato molto emozionante danzare davanti a tale pubblico che assisteva per la prima volta ad uno spettacolo di danza e di intrattenimento con scenografie movibili, multivisioni e musiche non appartenenti al loro mondo. È stato emozionante anche ascoltare nella loro lingua e in qualche modo capire i commenti e le loro emozioni, al termine dello spettacolo. Ci hanno avvicinato, si sono complimentati, ci hanno abbracciato e acclamato per quello che avevamo fatto“.
- E la realtà del paese, al di là dello spettacolo?
“È stato molto emozionante anche andare in giro, nei momenti liberi, visitare la città e vedere come Riyad abbia voglia di aprirsi al mondo moderno, abbia voglia di conoscere il mondo occidentale al quale guarda con occhi di meraviglia ma anche con la volontà di ‘conservare’: la religione, la cultura rispetto alle culture e alle persone che incontrano. Ma c’è la predisposizione all’apertura. Riyad è anche una città molto contraddittoria; è come se camminassero tutti sul filo del rasoio, tra il vecchio e il nuovo. Quindi, contraddizione tra antichità e modernità; la conservazione delle tradizioni tra le quali anche alcune brutte e crudeli come la pena di morte, con esecuzioni pubbliche nella piazza di un mercato molto antico, ma nel contempo la voglia di aprirsi verso tutti. È stato interessante vedere come queste contraddizioni si annullino nel momento in cui ci si siede per vedere uno spettacolo di danza: tutto si eguaglia, in qualche modo. Per noi è stato motivo di orgoglio stare lì; abbiamo aperto la stagione di spettacoli a Riyad; abbiamo portato per la prima volta la danza in città. Con ‘Inspiration Road’ siamo entrati nella storia del Paese; il nostro è stato il primo spettacolo di danza ‘occidentale’ a Riyad; le nostre danzatrici sono state le prime occidentali ad esibirsi in Arabia Saudita“.
- Le “Mille e una notte” di Antonio Barone non sono finite con “Inspiration Road”
“Visto il successo, siamo stati ricontattati per la cerimonia di chiusura della ‘Riyad Season’ a gennaio 2020 con un nuovo spettacolo che abbiamo cominciato a costruire a dicembre 2019, con le coreografie di Anne Tournié, con la quale avevo collaborato in occasione del ‘Romeo e Giulietta’ di Giuliano Peparini, e Leigh-Ann Vizer. Siamo ritornati in Arabia Saudita a dicembre e abbiamo creato ‘Leila’, spettacolo che vede protagonista una bambina araba. Anche questa una grande novità: una bambina prodigio del posto di soli 10 anni, destinata a diventare una stella dello spettacolo mondiale, perché è davvero un talento raro! ‘Leila’ racconta il sogno notturno di questa bambina; sogna la libertà, sogna quello che può esserci oltre la legge, la tradizione e i confini di una terra. Nel sogno incontra personaggi fantastici: i Rockmen (gli uomini della montagna), i Sandmen (gli uomini della sabbia), i Watermen (gli uomini dell’acqua). ‘Leila’ è uno spettacolo total live, con interazione tra multivisione, effetti speciali quali cascate di acqua, danzatori che ballano nell’acqua all’interno di una piscina montata in sopraelevata sul palco, artisti che scendono da ogni parte del palcoscenico e ‘creano’ il sogno, sono parte del sogno di Leila che alla fine raggiunge il senso vero della libertà, dell’amore, dell’abbattimento di ogni frontiera e barriera umana. Per lei non esistono differenze. Siamo circa 100 artisti in scena tra circensi, ballerini ed altro. Sarà rappresentato nello stadio principale di Riyad, all’aperto, con circa 50mila spettatori. In questo spettacolo rappresento uno dei Rockmen e sarò anche un warrior in una scena nella quale un esercito di guerrieri prende d’assalto una fortezza e libera il ‘paese’. È una liberazione metaforica, dai vecchi schemi. C’è la celebrazione del principe, che appare sullo schermo del fondale; dopo la presa della fortezza appare la sua immagine. Dunque, lo spettacolo è anche un omaggio al futuro re che sta scardinando e liberando il paese dai vecchi schemi. Le musiche sono del compositore francese Chris Mouron, con un magico e giusto compromesso tra Occidente ed Oriente“.
- Che idea hai maturato dell’Arabia Saudita attraverso il filtro dell’arte?
“Pensiamo all’Arabia Saudita come ad un mondo tenebroso. Ho constatato che quel paese è tutt’altro; accoglie, è aperto e generoso; la gente ti apre letteralmente le braccia, ti saluta col sorriso. È comunicativa, racconta, vuole far conoscere la propria terra. Che ha dei colori meravigliosi, i colori del deserto, del tramonto; il cielo nel deserto è incantevole. Dobbiamo mettere umanità in ciò che facciamo, in un mondo in cui ancora si fanno differenze fra razze, orientamenti religiosi e sessuali. Urge capire che questi paesi sono abitati da esseri umani come noi, che credono in un dio che chiamano diversamente da noi, che fanno scelte di vita diverse che vanno accettate, pur se non condivise. Ma hanno un cuore che batte come il nostro; bisogna conoscerli e abbattere i pregiudizi. Questo gradino l’ho scalato stando lì, a contatto con loro, vivendone la giornata quotidiana, respirando il loro modo di affrontare la vita, il loro modo di sorridere. Loro sorridono molto più di noi“.
Questo è il ponte gettato tra Occidente e Oriente da Antonio Barone, danzatore da Sala Consilina, che sta vivendo le sue personali “Mille e una notte” a Riyad, Arabia Saudita.
– Carlo Maucioni –