Dopo la sentenza del Tar Lazio dello scorso marzo, arriva anche quella del Consiglio di Stato, che ha confermato l’annullamento della nomina di Francesco Curcio, originario di Polla, come Procuratore capo di Potenza. I giudici del Consiglio di Stato hanno respinto l’appello presentato da Curcio, che si era opposto alla sentenza del Tar.
La vicenda è nata a seguito di un ricorso presentato dal giudice Laura Triassi, che ambiva allo stesso posto del Procuratore di origini pollesi. Nel ricorso avanzato il giudice Triassi aveva evidenziato, tra i motivi, la mancata valutazione del Csm, a suo sfavore, dell’esperienza maturata come Procuratore capo reggente a Potenza.
Lo scorso marzo il collegio, presieduto dal giudice Carmine Volpe, accolse il ricorso presentato da Triassi, pubblico ministero di Potenza. Nel ricorso, la Triassi si era opposta alle valutazioni compiute tra la fine del 2017 e inizio 2018 dal Consiglio Superiore della Magistratura, che decise di assegnare l’incarico a Curcio. Nell’esprimersi, il Consiglio di Stato ha confermato anche l’annullamento delle nomine di Raffaello Falcone (come Procuratore aggiunto a Napoli) e Annamaria Lucchetta (Procuratore capo di Nola), confermando quindi la sentenza del Tar del Lazio. Entrambi erano stati nominati insieme a Curcio, nella stessa seduta, dal Csm.
Nella stessa sentenza, il collegio presieduto da Giuseppe Severini ha anche bocciato la difesa del Consiglio Superiore, che si era costituito in udienza. Adesso sarà tutto da rifare per il Consiglio Superiore della Magistratura che, come già sottolineato a marzo nella sentenza del Tar del Lazio, dovrà rivalutare la posizione della ricorrente, il giudice Laura Triassi, per poi compararla con quella di Curcio.
In attesa di nuove disposizioni del Csm, Curcio resta al suo posto.
– Claudio Buono –
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