Tra i non pochi storici di Teggiano emerge il canonico teologo Stefano Macchiaroli (1824-1883) che nel 1868 pubblicò a Napoli una sua monografia dal titolo “Diano e l’omonima sua Valle”, opera che costituisce un classico di storia meridionale, di quella storia di pura erudizione che mirava ad esaltare i vari aspetti (geografico, storico, artistico, religioso, sociale, economico) delle città entrate da poco a far parte dell’Unità d’Italia).
Ma c’è da dire di più ed è una cosa sorprendente. Il Macchiaroli pubblicò, nell’Appendice di questo libro, le leggi medievali di Diano [Teggiano], un corpus giuridico elaborato nel Trecento da un famoso giurista del paese, quel Marino di Diano che fu Maestro Razionale della Gran Corte e quando morì (1342) il suo corpo venne seppellito nella Chiesa di Santa Chiara, chiesa della regalità e della nobiltà angioina. Tale raccolta di leggi, comprendente gli Statuti e i Capitoli di Diano medievale, scritti in un latino semplice e scorrevole, consentono di conoscere tutti gli aspetti che regolavano la vita quotidiana del paese in quel tempo.
Il Macchiaroli apparteneva ad una delle famiglie storiche di Teggiano, che avevano, come segno di nobiltà, il loro stemma familiare che era non solo scolpito nella chiave dell’arco delle loro abitazioni, ma era impresso sul sigillo che serviva ad autenticare i loro documenti. Probabilmente questa nobile famiglia era giunta a Diano alla fine del Seicento, quando un suo autorevole esponente era giunto nel paese in qualità di governatore feudale, ma poi, assolto il mandato che durava un anno, aveva preferito restare nell’antico centro abitato arroccato sul colle. Alla metà del Settecento, tra i nobili inseriti nel Catasto di Diano del 1754, voluto dal re Carlo di Borbone, troviamo un Cono Macchiaroli, militare di Sua Maestà e uomo di legge, che è il possidente più ricco del paese.
Oggi i discendenti dei Macchiaroli possiedono il Castello che sorge in fondo alla piazza di Teggiano. Ma ai tempi del canonico Stefano i Macchiaroli abitavano in diverse case situate in una zona meridionale del paese, come dimostra un portale di una casa esistente in via San Mauro, portale che mostra, incastonato sulla chiave dell’arco, lo stemma dei Macchiaroli. Tale casa appartiene ora a privati cittadini.
Tornando al canonico Stefano, va detto che era un ecclesiastico di vecchio stampo, strenuo difensore della Chiesa e dei valori spirituali tradizionali. Ma proprio per questa sua identità egli si trovò in aperto conflitto con un altro illustre personaggio teggianese di quegli anni, che era il nobile Giovanni Matina, grande patriota del Risorgimento, che per i suoi meriti era stato nominato da Garibaldi – che nel 1860 coi suoi Mille aveva attraversato il Vallo diretto verso Napoli – governatore della provincia di Salerno. L’inevitabile scontro tra il Macchiaroli e il Matina ebbe momenti drammatici, al punto che alla fine il canonico decise di lasciare momentaneamente Teggiano e rifugiarsi a Napoli presso i suoi parenti.
Va detto che il canonico Stefano non fu un semplice storico locale, autore, come abbiamo detto, della storia del suo paese, ma fu anche un profondo studioso della storia universale, come dimostra un altro suo libro, intitolato “Alla storia dell’umano progresso”, pubblicato a Napoli nel 1881. In questa poderosa e dottissima opera egli sostenne la tesi secondo cui la storia è ispirata dalla fede cattolica e per questo va difesa da ogni infiltrazione materialistica. Come si vede, il canonico Macchiaroli fu un intellettuale di grande spessore. Nelle sue opere si verifica il passaggio dalla storia locale alla storia nazionale ed universale. Per tale ragione un personaggio come lui andrebbe fatto conoscere ai giovani valdianesi. Purtroppo i programmi scolastici non contemplano lo studio della storia locale, che fu escluso nella stesura dei programmi ministeriali fatta subito dopo l’Unità d’Italia. Una vera iattura, questa, che impedì agli studenti italiani lo studio della storia del territorio in cui si trovava la loro scuola. E questa infausta decisione si perpetuò durante il ventennio fascista, che, mosso da aspirazioni imperialistiche, trascurò le tradizioni locali.
Oggi lo studio del territorio scolastico, se viene fatto, è praticato nelle ore extra curricolari, attraverso programmazioni decise in seno al Collegio dei docenti. Questa è la situazione. Ma, come si dice, le vie del Signore sono infinite, ed è probabile che un giorno si arrivi all’inserimento della storia locale nei programmi ministeriali. Sarebbe ora. Speriamo bene.
– Arturo Didier –
FONTE: S. MACCHIAROLI, “Diano e l’omonima sua Valle”, Napoli 1868.