Angelo Vassallo è stato ucciso il 5 settembre 2010, centrato da 9 colpi di pistola sulla strada di casa a Pollica. Dopo nove anni di indagini ancora non si sa chi lo abbia ammazzato e per quale motivo. L’unico indagato, ad oggi, è un carabiniere, Lazzaro Cioffi, attualmente in carcere accusato di essere connivente del clan Fucito di Napoli.
Giulio Golia, inviato de “Le Iene“, è stato a Pollica per cercare di aprire uno squarcio di verità su questa storia. La Iena, nella puntata andata in onda ieri sera su Italia 1, ha incontrato i familiari, gli inquirenti e i cittadini di Pollica, ricostruendo l’intera vicenda, partendo dal ritrovamento dell’auto con all’interno il cadavere del sindaco pescatore.
Una scena del crimine raccontata dagli intervistati come molto inquinata per la presenza di numerose persone che attorniavano l’auto con all’interno il corpo del sindaco pescatore. Il fratello Dario spiega che il mattino dopo “c’erano 17 persone vicino alla macchina. La strada non era transennata, c’era un via vai di gente“. L’altro fratello, Massimo Vassallo, parla invece dei bossoli “presi a calci, buttati da una parte all’altra in attesa della scientifica“.
Massimo Vassallo rivela: “Angelo la mattina del 5 settembre 2010 chiama il procuratore di Vallo della Lucania, Alfredo Greco, e gli dice: ‘Io devo parlare con te urgentemente’. Il magistrato gli dà appuntamento per il giorno successivo“. Il sindaco però viene ucciso la sera stessa.
Antonio Ingroia, avvocato dei fratelli Vassallo, nel corso dell’intervista afferma che la macchina di Angelo Vassallo non è stata costretta a fermarsi bruscamente: il sindaco ha decelerato e si è fermato. L’ipotesi dunque è che abbia incontrato qualcuno che conosceva.
Dario Vassallo ricorda che sul corpo del fratello sono stati scaricati 9 colpi, “sparati da chi ha già ucciso“. E sono proprio di Dario le dichiarazioni più forti: “Per me la procura di Vallo della Lucania ha fatto tutto sbagliato“.
Le indagini si sono subito concentrate sullo spaccio di droga che Angelo Vassallo contrastava anche intervenendo in prima persona. Il primo ad essere indagato è stato infatti Bruno Humberto Damiani, detto “il Brasiliano” per le sue origini, e identificato poi come uno dei principali spacciatori di droga nella cittadina cilentana. La sua posizione è stata però archiviata ben due volte.
Nella lotta allo spaccio di droga Angelo Vassallo è stato lasciato solo. Per il fratello Massimo “coloro che dovevano occuparsi del controllo del territorio non vedevano e non sentivano. Le responsabilità della morte di Angelo sono anche dovute all’assenza di protezione. C’è stata una regia ben precisa che ha dirottato le indagini su questo brasiliano e che ha fatto perdere agli inquirenti almeno 3 anni“.
L’ipotesi delle indagini dirottate, emerge dal servizio de “Le Iene”, è legata alla presenza ad Acciaroli, nei giorni dell’omicidio, di Fabio Cagnazzo, Colonnello dei Carabinieri che all’epoca era Comandante della Stazione di Castello di Cisterna. Dopo l’omicidio cominciò ad indagare senza che gli fosse stato affidato alcun incarico. Massimo Vassallo racconta che di sua iniziativa Cagnazzo raccolse delle deposizioni e andò a prelevare le immagini delle telecamere di videosorveglianza di un negozio che riprendevano gli ultimi momenti del sindaco in paese.
“Immagini che porta a Castello di Cisterna per farle analizzare e che poi dà alla Magistratura dopo qualche giorno. Perché?”, si chiede Massimo.
Tra mille dubbi e mille sospetti dopo 9 anni le indagini proseguono. “La speranza – conclude Massimo Vassallo – è di arrivare a trovare il responsabile, con l’aiuto anche di qualcuno che fino ad oggi non ha parlato, abbiamo aspettato anche troppo tempo“.
– Antonella D’Alto –
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