Un successo di critica e di pubblico per Librando 2019 a Sanza. L’ultimo appuntamento, in ordine di tempo, con Filomena Lamberti e Spaziodonna di Salerno, per discutere del libro “Un’altra vita. Non è un romanzo. E’ il coraggio di testimoniare” ha visto una forte partecipazione del pubblico e molta attenzione al tema della violenza sulle donne, partendo dalla storia drammatica e dolorosa di Filomena.
Solo una settimana di riposo e si replica con “La guerra per il Mezzogiorno. Italiani, borbonici e briganti 1860-1870”, ultimo lavoro editoriale di Carmine Pinto. L’appuntamento è fissato per domani, mercoledì 24 luglio alle 20.30 in piazzetta San Martino.
Carmine Pinto è professore ordinario di Storia Contemporanea presso l’Università degli Studi di Salerno. Ha lavorato sui sistemi politici del Novecento, attualmente si occupa di guerre civili e movimenti nazionali nel XIX secolo. Ha insegnato in università europee e latino-americane, è membro di comitati di redazione di riviste italiane ed internazionali. Dirige il Centro di Ricerca sui conflitti in Età Contemporanea e il programma di Dottorato di Ricerca in Studi Letterari, Linguistici e Storici dell’Università di Salerno.
Un appuntamento culturale di grande valenza che vedrà il professore Pinto dialogare con il pubblico sugli accadimenti e le contrapposizioni tra italiani, borbonici e briganti nel periodo 1860-1870. Il quesito fondamentale al quale si proverà a fornire una risposta è: il brigantaggio fu l’eroica resistenza meridionale al colonialismo sabaudo o la sfida allo Stato di bande criminali?
“Il brigantaggio era un fenomeno plurisecolare. Il banditismo rurale era del resto largamente diffuso in tutte le società europee e non, fino all’Antico regime, per molti aspetti ancora durante il XX secolo inoltrato. Nel Mezzogiorno italiano il brigantaggio era sempre esistito in questa forma, assumendo colori e bandiere politiche nelle grandi fratture della storia del regno (come alla fine del Cinquecento o alla metà del Seicento). Nel mondo feudale il banditismo era spesso attore delle lotte tra fazioni e gruppi territoriali. Pertanto, quando negli anni Novanta del Settecento le conseguenze della guerra e della rivoluzione in Francia e in Europa coinvolsero il regno di Napoli, il banditismo diventò ancora una volta un soggetto politico. Il brigantaggio (la definizione si affermò in quell’epoca) fu uno degli strumenti operativi della controrivoluzione borbonica, all’interno di un contesto di relazioni e mentalità ancorate all’Antico regime. Come brigantaggio politico fu utilizzato affiancando l’esercito controrivoluzionario del cardinale Ruffo nel 1799, poi come forza irregolare nel Decennio francese. Nell’immaginario legittimista diventerà una componente del patriottismo borbonico. Nei decenni successivi, mentre molti capi di formazioni del Decennio entravano nell’establishment borbonico, il fenomeno recuperò le dimensioni tradizionali di banditismo rurale. Pertanto, quando guerra e rivoluzione travolsero ancora una volta il regno nel 1860, il brigantaggio politico diventò una delle opzioni per la resistenza borbonica al nuovo stato italiano. In conclusione, rispetto alla domanda, il brigantaggio non fu né una cosa, né l’altra. Fu una delle espressioni politiche, sociali e criminali della crisi dell’unificazione nel Mezzogiorno, condizionato da eredità e tradizioni di lungo periodo” afferma Pinto.
Librando è un esperimento sociale, caratterizzato dalla lettura collettiva, promosso dall’Amministrazione comunale di Sanza – Assessorato alle Politiche sociali. L’appuntamento è per mercoledì 24 luglio con musiche e giochi di luce curati dal Maestro Pino Pinto. Dialogheranno con l’autore Marianna Citera, assessore alle Politiche sociali del Comune di Sanza, Felice Fusco, storico e scrittore, Vittorio Esposito, sindaco di Sanza. A moderare l’incontro sarà il giornalista Lorenzo Peluso, concluderà la serata l’autore del libro.
– Chiara Di Miele –