Udienza fiume, quella di oggi pomeriggio, nel Tribunale di Vallo della Lucania, per il processo per la morte di Crescenzo della Ragione, il 27enne napoletano deceduto la notte tra il 10 e 11 agosto 2015 nella discoteca “Il Ciclope” di Marina di Camerota. Il ragazzo su colpito da un masso staccatosi dalle pareti rocciose della grotta che ospitava il locale, gestito da Lello Sacco, unico imputato.
Durante l’udienza è stato sentito per circa tre ore il tenente Massimo Di Franco, all’epoca dei fatti maresciallo di Stazione e Comandante dei Carabinieri di Marina di Camerota, chiamato a testimoniare. Di Franco ha spiegato di essere arrivato sul posto quella notte, allertato da una telefonata, dopo circa mezz’ora, quando i sanitari avevano già accertato la morte del giovane Crescenzo. Ha dichiarato di aver visto il cadavere riverso a terra, colpito da un masso del peso di almeno 60 chili, non rinvenuto nelle ricerche, e di aver interrogato nell’immediato cinque amici di Crescenzo i quali gli riferirono che un uomo che lavorava nel locale, un buttafuori, gli aveva detto di non parlare del masso.
Il tenente ha chiarito anche che l’autorizzazione concessa al locale era vincolata all’agibilità, quest’ultima condizionata da diversi fattori. Tra questi che l’attività di discoteca non doveva svolgersi in caso di pioggia, neanche pregressa, che era necessario il monitoraggio ed un’ispezione periodica del costone roccioso da parte del presidio dei tecnici incaricati dalla società che gestiva il locale, e che tutto doveva essere comunicato all’autorità di Bacino e al Comune di Camerota.
Inoltre il comandante ha detto che i Carabinieri nelle indagini hanno accertato delle documentazioni con continue interlocuzioni e ammonimenti dall’autorità di Bacino al presidio dei tecnici e al sindaco di Camerota.
In sintesi “non esisteva la agibilità e dunque la serata non doveva svolgersi per nessun motivo nella grotta”.
Presenti in aula i genitori di Crescenzo, il loro legale Felice Lentini, Lello Sacco con il legale Mario Carrato e l’avvocato Fabrizio Chiarese, legale della Società “Ciclope srl”.
– Marianna Vallone –
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