L’avvocato Angelo Paladino ha inoltrato una lettera alle Autorità competenti per intervenire sulle modalità di rifacimento del marciapiede di Corso Vittorio Emanuele di Sala Consilina, in quando si trova in totale disaccordo con la rimozione e la scelta di non riutilizzare i materiali di pregio che componevano la pavimentazione, ovvero tozzetti di cotto “impruneta” e lastre di Pietra di Padula.
“Con stupore e rammarico ho constatato che si è proceduto alla rimozione, senza che sia stato previsto il riutilizzo, di materiali pregiati che ben avevano resistito all’usura degli anni, pur in assenza di qualsiasi manutenzione ordinaria – afferma Paladino – Le loro condizioni potevano consentire il riutilizzo, ma nella relazione al progetto non si fa alcun riferimento ai materiali preesistenti, al loro valore e alla possibilità di un riutilizzo, anche parziale, dimostrando così grande superficialità e approssimazione”.
La sistemazione del marciapiede di Corso Vittorio Emanuele fu realizzata a seguito di un concorso nazionale vinto dal progetto “Quale futuro senza passato” dell’architetto Lucio De Chiara, al quale fu poi affidato l’incarico per l’esecutivo dal Consiglio comunale nel marzo del 1990. Fu così pianificato che, per l’intero arredo urbano, fossero utilizzati Pietra di Padula e cotto. Negli anni, i materiali di pregio sono stati utilizzati per arredare Piazza Umberto I, lo scalone centrale, il vicolo Giannone, i giardinetti pubblici, lo scalone di via Roma verso San Pietro e la terrazza che sovrasta la piazza principale.
“L’attuale progetto di rifacimento risulta essere stato redatto da un tecnico comunale, così come tecnico comunale è il RUP (Responsabile unico del procedimento) – continua l’avvocato Paladino – e gli stessi ben avrebbero dovuto conoscere la storia amministrativa e tecnica del manufatto, valutando l’opportunità di conservare, come si fa altrove, utilizzandoli, i materiali di valore non più oggi disponibili e, quindi, replicabili (la cave di Pietra di Padula sono tutte chiuse ed esaurite), evitando di prevederne il trasporto in discarica (se andranno in discarica) quale materiale di risulta, con sensibile danno anche per le casse comunali. Almeno le lastre di Pietra di Padula, tutte integre, potevano essere utilizzate per ricreare i fregi e i decori che rendevano pregevole e gradevole l’aspetto di Corso Vittorio Emanuele prima dello smantellamento. Spero che le panchine rimaste a Corso Vittorio Emanuele, come le altre nei giardinetti pubblici, tutte in Pietra di Padula, anche queste preziose e consistenti, non vengano abbattute e mandate a rifiuto, come già è avvenuto per alcune”.
La scelta di sostituire la Pietra di Padula con lastre di pietra dura, secondo Paladino, rompe l’omogeneità e la coerenza con gli altri interventi di arredo urbano già realizzati, stravolgendo l’idea progettuale originale, non assicurando qualità alla progettazione. Angelo Paladino si rivolge poi al dirigente dell’area tecnica perché possa, in corso d’opera, recuperare le lastre in Pietra di Padula, utilizzandole per ricreare i decori insieme al nuovo materiale scelto.
“Il resto della Pietra recuperata potrebbe essere destinato alla manutenzione, doverosa e non più rinviabile, dei giardinetti pubblici, in via Garibaldi – suggerisce Paladino -, che devono essere innanzitutto liberati dalla presenza, incompatibile dal punto di vista urbanistico e della sicurezza dei cittadini, degli autobus per il trasporto pubblico. Sono stati ‘espulsi’ da quell’area, ingiustamente, i pochi agricoltori che ancora vendono i loro prodotti (i famosi Orti di Sala, di cui tutti si riempiono la bocca in campagna elettorale) e si consente un uso improprio ed illegittimo di un’area che dovrebbe essere destinata, esclusivamente, a svago e tempo libero”.
Paladino alla fine si concentra sul taglio “indiscriminato” degli alberi, avvenuto sul Corso Vittorio Emanuele, che appare frutto di “superficialità e di approssimazione”.
“La tutela del verde pubblico, degli alberi monumentali e dei filari – afferma – rappresenta un obbligo, sancito dalla legge del 14 gennaio 2013 n. 10, al cui rispetto dovrebbe indirizzarsi ogni azione della Pubblica Amministrazione ed il controllo delle Autorità preposte. A me non sembra che il taglio degli alberi sia stato preceduto da una verifica adeguata e qualificata, anche con l’ausilio sia dell’Ufficio Regionale STAPA CEPICA che della Comunità Montana Vallo di Diano. Anzi, quest’ultimo Ente, nell’accertamento tecnico fitostatico di piante ornamentali ubicate in aree comunali di Sala Consilina nel giugno 2015, non ha previsto alcuna esigenza di abbattimento per le piante presenti lungo Corso Vittorio Emanuele. Il taglio avvenuto ha, sicuramente, provocato un danno paesaggistico ed ambientale, privando la zona, fra l’altro, della indispensabile ombreggiatura, ma anche naturalistico, eliminando, in piena estate, il ricovero per la sopravvivenza di numerosi uccelli”.
“Scrivo questa mia nota – conclude l’avvocato Paladino – nella speranza di limitare i danni per un intervento che, certamente, non aggiungerà gradevolezza al nostro paesaggio e alla Città di Sala Consilina e nell’auspicio che un’area di pregio come quella nella quale viviamo (area Parco e patrimonio UNESCO) ispiri gli amministratori, i tecnici comunali e i professionisti in genere alla ricerca della bellezza e al rispetto di essa laddove, faticosamente, si è cercato di ricrearla”.
– Paola Federico –