Dopo la complessa attività investigativa della Procura della Repubblica di Potenza che oggi ha portato alla misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di un dirigente dell’Eni all’epoca dei fatti responsabile del Centro Oli di Viggiano, interviene la Cgil Basilicata attraverso il segretario generale Angelo Summa.
“Le ultime notizie apprese dalla stampa sul tema petrolio in Basilicata ci inducono a fare un’ulteriore riflessione – dichiara Summa – Oltre alla necessità di ogni tipo di attività di controllo e prevenzione, dalla salute dei cittadini all’impatto ambientale, è il momento che il governo regionale decida cosa fare della risorsa petrolio in Basilicata, decisione che attiene tanto i cittadini quanto i lavoratori del Centro Oli di Viggiano che di fatto restano imprigionati nella logica del ricatto tra occupazione e salute“.
“E’ il momento che l’Eni dia delle risposte, – afferma ancora – non più solo in termini di spiegazioni tecnico scientifiche ogni qual volta esce fuori un problema di ordine ambientale o sanitario legato all’impianto, ma in termini di investimenti tecnologici. Affinché l’Eni dia delle risposte è necessario che qualcuno ponga delle domande. Un compito che spetta alla Regione Basilicata. I fatti che si sono verificati nella Val d’Agri meriterebbero un’assunzione di responsabilità che porti la discussione su un tavolo nazionale. Abbiamo bisogno, a partire dai sindaci della Val d’Agri e in particolare di Viggiano, di dare centralità alla questione della sicurezza e della tutela del territorio se vogliamo davvero creare sviluppo in quest’area della Basilicata e in tutta la regione“.
Secondo il procuratore di Potenza Francesco Curcio, inoltre, “i serbatoi danneggiati erano quattro, con perdite dal 2009, quindi molto superiori a quelle stimate”. Per la Procura le perdite avrebbero portato a “una grave compromissione delle matrici ambientali, in particolare per l’acqua” e “grazie a un sistema fognario malfunzionante – ha aggiunto Curcio – la velocità di corrosione e della fuoriuscita avrebbero portato a conseguenze molto più gravi, ma per fortuna scongiurate, data la vicinanza della diga del Pertusillo”.
– Chiara Di Miele –
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