E’ arrivato in Nigeria il container con beni alimentari e di sussistenza per la più grande bidonville dell’Africa organizzato dall’intera comunità di Montesano sulla Marcellana. Scarpe, abiti, generi alimentari a lunga conservazione, macchine per cucire, piccoli frigoriferi, materiali per la scuola, giocattoli sono stati consegnati a Lagos.
Un dono per la bidonville Makoko, fatta di baracche e di persone che sopravvivono ai margini della città di Lagos. Ad impegnarsi per questa comunità dal numero imprecisato è Suor Alessia, ultraottantenne originaria di Montesano che ha raccontato all’associazione La Ferrovia la difficoltà di vivere quotidianamente in un posto senza strade, rete fognaria, elettricità e acqua potabile.
Da qui la raccolta di beni intitolata “Una mano per Makoko”a cui ha aderito tutta la comunità. Una rete umanitaria coordinata dall’associazione a cui hanno preso parte la Caritas Diocesana, il Vescovo, Monsignor Antonio De Luca, don Donato Varuzza, gli studenti e gli insegnanti dell’Istituto Omnicomprensivo di Montesano, i ragazzi dell’oratorio “Gym of a dreams”, il sindaco Giuseppe Rinaldi e l’Amministrazione, la Polizia Locale, l’ASD Atletico Montesano e i piccoli esercizi commerciali del posto.
Tante le persone che hanno reso possibile realizzare l’invio di 3200 kg di aiuti umanitari, di cui 600 di prodotti alimentari.
“Suor Alessia – commenta Pietro Pascale, presidente dell’associazione La Ferrovia – intende realizzare un laboratorio di cucito, così le ragazze madri di cui si occupa impareranno un mestiere e avvieranno una piccola attività in proprio. Oltre alle macchine per cucire abbiamo spedito piccoli frigoriferi portatili per permettere, sempre a queste mamme, di realizzare dei gruppi di vendita ambulante di bibite vicino all’aeroporto di Lagos, uno dei più grandi del continente africano. Con poco siamo riusciti a realizzare due progetti di lavoro autonomo“.
Un grande gesto di solidarietà concretizzato anche con il supporto dell’Ambasciata italiana in Nigeria che ha aiutato nelle procedure burocratiche per l’arrivo del container al porto. Suor Alessia ha ringraziato la sua comunità di origine, sempre pronta ad aiutare il prossimo.
– Chiara Di Miele –
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