Si continua a discutere, nel Vallo di Diano e nel Golfo di Policastro, della chiusura dei Punti Nascita degli ospedali di Polla e Sapri. Ritorna a parlarne anche il dottor Nunzio Antonio Babino, per diverso alla tempo alla guida del “Luigi Curto” come Direttore Sanitario.
“Sono convinto – afferma Babino – che i Punti Nascita di Polla, Sapri e Vallo della Lucania sono essenziali per il territorio e devono essere inseriti in un sistema di rete, come prima risposta ai bisogni delle partorienti. Si dimentica che nella ‘normativa’, spesso citata anche senza conoscerla, sono previsti ‘Punti nascita di primo livello e Punti nascita sottoposti a deroga rispetto al requisito minimo di 500 parti/anno’ e per questo esiste la checklist prevista dal Ministero della Salute allegata al ‘Protocollo Metodologico per la valutazione delle richieste di mantenere in attività punti nascita con volumi di attività inferiori ai 500 parti/anno (art.1 D.M. 11/11/2015)‘”.
L’ex Direttore del “Curto” ricorda che le normative, ovvero i Decreti ministeriali in merito, “non prevedono la chiusura ‘alla cieca’ di tutti i Punti Nascita che non superano i 500 parti/anno, ma esprimono indirizzi ed indicazioni, insieme ai requisiti necessari, per la razionalizzazione degli stessi, in un sistema integrato in rete, come del resto previsto per tutte le funzioni ospedaliere. Come sappiamo, anche tutte le altre funzioni ospedaliere si integrano tra i diversi Presidi ospedalieri e per il settore materno-infantile, in particolare, sono previsti specifici sistemi di trasporto delle partorienti (STAM) e per il trasporto dei neonati (STEM). Attivare questi sistemi è fondamentale per la sicurezza della madre e del bambino“.
Per Babino “è arrivato il momento di approfondire con studi ad hoc, seri ed approfonditi, il problema se la teoria del ‘Clinical Volume Thresold‘, ovvero la Teoria della soglia del volume clinico (numero parti inferiore a 500), apparentemente tautologica, sia vera epidemiologicamente e davvero supportata da ricerche scientifiche in merito, ad oggi non sufficientemente approfondite. Il ‘nascere sicuri’ non significa solamente eliminare i piccoli Centri nascita delle aree periferiche, ubicate in aree lontane rispetto alle Città capoluogo, ma mettere in campo e con grande serietà una visione davvero olistica di gestione del Piano sanitario regionale nel suo complesso“.
– Chiara Di Miele –