Continuiamo la descrizione dei paesi del Vallo alla fine del Seicento, occupandoci questa volta di Sassano, l’antico Casale di Diano. Ed anche questa volta ci serviamo di una fonte storica importante, come l’ “Apprezzo del feudo di Diano“, compilato nel 1698 da due funzionari della Regia Camera di Napoli, incaricati di stabilire il gettito fiscale di tale feudo che comprendeva, tra l’altro, anche il Casale di Sassano. Ma va detto che tale relazione dei due regi funzionari non si limitava ad una indagine di carattere economico, bensì tracciava anche un profilo essenziale delle condizioni sociali, ambientali e religiose della comunità presa in esame. Ed è così che si delinea indirettamente un ritratto essenziale, preciso delle condizioni di vita, delle risorse, delle classi sociali e di tanti altri aspetti di Sassano alla fine del Seicento.
Va premesso che il corposo documento contenente tale “Apprezzo” fu da me fortunosamente rinvenuto nel 1997 tra le carte dell’Archivio Storico del Comune di Sant’Arsenio e in quello stesso anno pubblicato nel mio libro intitolato “Diano, città antica e nobile“.
Ma veniamo subito alla suddetta descrizione seicentesca del Casale di Sassano, dalla quale si ricava che questo paese ha poco più di 600 abitanti, la maggior parte dei quali sono poveri braccianti che coltivano i campi ed allevano animali posseduti dal barone e dai proprietari locali. Ma ci sono anche degli artigiani, tra cui “un cositore, un mastro d’ascia, tre scarpari, due barbieri e un ferraro“. E non manca la presenza di alcuni professionisti: un notaio, un giudice e quattro dottori in legge. Le donne del popolo lavorano come gli uomini: “Si trattengono al tessere, filare, ed altre masserizie di casa e di campagna, in aiuto alle loro famiglie“. Il Comune è retto da un Sindaco e tre Eletti, che dispongono l’esazione fiscale, che ha un gettito annuo di 1400 ducati, con i quali si provvede a pagare i contributi alla Regia Corte e alle spese comunitarie.
La vita religiosa ruota intorno alla Chiesa madre di San Giovanni Evangelista, che è ufficiata da un arciprete, 9 sacerdoti e 10 chierici. La giustizia è amministrata dalla Corte baronale di Diano. In quanto all’economia, essa è ovviamente di carattere agricolo, con la produzione di grano, orzo, ceci e fave. Su questa economia precaria gravava purtroppo l’oppressione feudale esercitata dal Duca Geronimo Cala padrone del feudo di Diano, il quale imponeva censi e decime sulle coltivazioni delle terre feudali e riscuoteva contribuiti di vario genere, tra cui quello sulla macinazione del grano nel mulino da lui posseduto.
Una notazione nettamente positiva è che Sassano “have più fontane d’acqua viva disperse per il suo distretto, e vicino l’abitato have ancora due fontane d’acqua di buona qualità, una chiamata la Fontanella, situata nella parte superiore d’essa Terra, l’altra chiamata la Fontana Grande, sita nella parte inferiore dell’abitato; delle quali si servono comunemente questi cittadini per bere, e per ogni altro che bisogna“.
– Arturo Didier –
FONTE: A. DIDIER, “Diano, città antica e nobile”, Teggiano 1997, pp. 143-148.