La Chiesa si interroga sulla nuova apertura, seppur molto timida, di Papa Francesco per quanto riguarda il matrimonio dei sacerdoti.
Il Pontefice, infatti, ha fatto riferimento più volte all’argomento. A partire dal ritorno del viaggio in Terra Santa nel 2014, dichiarando alla stampa che nel rito orientale la Chiesa ha già dei sacerdoti sposati, specificando che “il celibato non è un dogma di fede, è una regola di vita che io apprezzo tanto e credo che sia un dono per la Chiesa” e, quindi, non essendo un dogma di fede “c’è sempre una porta aperta“. Nelle chiese bizantine e ortodosse orientali, infatti, il celibato si applica soltanto ai vescovi.
Inoltre, in un’intervista dello scorso anno sul settimanale tedesco Die Zeit, Papa Bergoglio ha fatto riferimento alla carenza delle vocazioni, che risulta essere un “problema grande e grave“, rilevando che “se mancano le vocazioni sacerdotali è perché manca la preghiera. C’è anche il problema della bassa natalità. Inoltre è importante il lavoro con i giovani, ma non bisogna cadere nel proselitismo: è importante infatti anche una selezione, perché se non c’è una vera vocazione poi sarà il popolo a soffrire“, ma il celibato opzionale, specifica nell’intervista, non sembrerebbe essere “la soluzione“.
Tuttavia l’argomento non sembra essere più un tabù per la Santa Sede, in particolare per il Pontefice, apprezzato dai fedeli per la sua sapiente volontà e capacità a mettere in discussione le rigide regole ecclesiastiche quando necessario.
Ne abbiamo parlato con S.E. Mons. Vincenzo Carmine Orofino, Vescovo della Diocesi di Tursi-Lagonegro.
– Maria De Paola –