Si è tenuta questa mattina, presso il Tribunale di Lagonegro, l’udienza preliminare in relazione alla richiesta di rinvio a giudizio depositata dal pubblico ministero a carico di Salvatore Bifolco, 45enne napoletano, e di Giuseppina Galdi, 46enne di Baronissi, imputati, a vario titolo, dei reati di maltrattamenti contro familiari o conviventi, con l’aggravante di aver agito per motivi abietti o futili, adoperando sevizie e agendo con crudeltà, di omissione di soccorso, di sequestro di persona e di lesioni personali gravi. Entrambi sono stati rinviati a giudizio dal Gup Pipola.
L’accusa è quella di aver costretto Veronica Barilaro, 22enne di Teggiano figlia della Galdi, quest’ultima compagna di Bifolco all’epoca dei fatti, a subire violenze fisiche e morali dal 2012 al 2015. La giovane, infatti, in quegli anni viveva con la madre e il compagno di lei tra Pozzuoli e Maratea, luoghi in cui si sono consumati i reati di cui la coppia è imputata. Calci, pugni e ginocchiate fanno parte del triste racconto di Veronica che, a causa dei traumi subiti e di cui oggi porta i segni, ha perso la vista all’occhio sinistro, oltre a parte dell’olfatto. Diverse le tipologie di violenza denunciate dalla giovane, tra cui ustioni sul corpo causate da volontari getti d’acqua bollente e la segregazione, fino alla liberazione, nel 2016, quando Bifolco, arrestato per altri reati, si rese latitante in compagnia della Galdi lasciando Veronica a casa da sola. Soltanto in quel momento la ragazza riuscì a trovare il coraggio di chiamare il 112 e chiedere aiuto ai Carabinieri che la riportarono tra le braccia del papà.
Questa mattina in aula oltre alla vittima, assistita dall’avvocato Renivaldo Lagreca, era presente anche Salvatore Bifolco (al momento detenuto per altri reati). Assente la Galdi, assistita dall’avvocato De Chierico del Foro di Potenza. L’avvocato Lagreca ha richiesto la costituzione di parte civile per il padre e per il fratello di Veronica considerato che, come ha sottolineato al cospetto del Gup Pipola, “ciò che ha subìto Veronica determina un danno anche per i congiunti, visto che nel periodo al quale si riferiscono i reati la ragazza veniva sottratta addirittura alle visite con i familiari“.
“Questo procedimento – ha aggiunto Lagreca – necessita di una fase dibattimentale per la gravità delle imputazioni. La giustizia è arrivata e la mia assistita, seppur non potrà recuperare al danno fisico e morale causatole, ha diritto ad un processo“. Al termine della discussione il pm Greco ha chiesto, insieme al legale della giovane, il rinvio a giudizio degli imputati. Non luogo a procedere, invece, la richiesta proveniente da parte dei difensori degli imputati e che non è stata accolta dal Gup. L’udienza di dibattimento si terrà il 25 gennaio del 2019.
– Chiara Di Miele –
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