“Sulle Fonderie Pisano ritengo assordante il silenzio dei parlamentari salernitani dopo le ultime proteste, a mio avviso strumentali, dei sindaci del Vallo di Diano e dell’area del Cratere. Rinnovo l’appello a deputati e senatori espressione del territorio di attivarsi per un tavolo di confronto sulla delocalizzazione”.
Luigi Vicinanza, sindacalista della Cisal provinciale, torna a pressare gli esponenti politici del territorio per trovare una nuova sede all’opificio di Salerno.
“La questione giudiziaria e amministrativa sta facendo il proprio corso, ma a essere persa di vista è la vicenda legata alla delocalizzazione – ha dichiarato Vicinanza – Ogni volta che si paventa un territorio idoneo a ospitare la nuova Fonderia spuntano fuori comitati ambientalisti, sponsorizzati senza criterio da sindaci e amministratori comunali che pensano solo al consenso politico e non alla vera ricchezza che una fabbrica del genere può portare”.
Secondo Vicinanza, le ultime proteste avvenute a Buccino e nel Vallo di Diano sono tese solo a non trovare una soluzione definitiva alla vicenda. “Manifestare a priori contro la delocalizzazione, mettendo in atto un terrorismo psicologico, è sbagliato. Le attuali tecnologie dimostrano che le nuove Fonderie non sono inquinanti e hanno un impatto ambientale quasi a zero sul territorio. Una regola che vale anche per i termovalorizzatori. Questo non accade in Germania o in altre nazioni europee, ma in città della nostra Italia. La realtà di Brescia è ormai un’eccellenza in questo senso”.
Da qui, l’appello ai parlamentari: “Ribadisco quello che ho già detto nelle scorse settimane: nei primi 30 giorni della legislatura sarebbe positivo vedere un’interrogazione parlamentare bipartisan al nuovo Governo firmata da tutti i rappresentanti del territorio. Si faccia davvero chiarezza sulla delocalizzazione, quella che non è stata fatta invece dagli esponenti politici regionali e comunali in questi 15 anni. Il lavoro a Salerno c’è nel caso delle Fonderie Pisano, va solo difeso. Si vada oltre le ideologie”.
– Paola Federico –