Un esponente di questa illustre famiglia, Cono Macchiaroli, dottore in legge, giunse a Diano (Teggiano) ai primi del Settecento con la carica di governatore baronale (il quale, com’era prescritto dallo Stato, doveva essere forestiero e uomo di legge). Ma, a fine mandato, egli preferì stabilirsi definitivamente a Diano con moglie e figli.
Nella seconda metà dell’Ottocento un suo discendente, il canonico teologo Stefano Macchiaroli, pubblicò nel 1868 un libro intitolato “Diano e l’omonima sua Valle”, che è da ritenersi un classico della storiografia meridionale.
Nei primi decenni del Novecento troviamo un altro Stefano Macchiaroli, proprietario terriero, avvocato, antifascista, politicamente aderente al liberalismo che gli aveva trasmesso Giovanni Amendola. Egli era vice sindaco di Teggiano quando fu costretto a dimettersi per i violenti attacchi degli esponenti della neonata sezione locale del partito fascista. Le minacce continuarono, tanto che il Macchiaroli fu costretto a fuggirsene a Napoli presso i suoi parenti. Ma dopo qualche mese coraggiosamente fece ritorno a Teggiano e si stabilì nella sua residenza, il Castello, dove riprese la sua professione di avvocato difendendo gratuitamente i contadini locali. Caduto il fascismo, questi contadini e un gruppo di vecchi liberali amendoliani formarono un corteo e, portando simbolicamente una poltrona da podestà, si recarono al Castello e invitarono il Macchiaroli ad uscire in piazza, dove lo fecero acclamare sindaco provvisorio di Teggiano.
Nello stesso periodo un altro esponente di tale famiglia, Gaetano Macchiaroli, residente a Napoli, intraprendeva una febbrile attività politica nella stessa città, affiancando nientemeno Palmiro Togliatti nella fondazione di una sezione locale del partito comunista. Ma negli anni seguenti egli unì al fervore politico una straordinaria animazione culturale, che sfociò dapprima nell’editoria con la pubblicazione della famosa rivista intitolata “La parola del passato”, diretta da Giovanni Pugliese Carratelli, e poi nella promozione ed organizzazione di grandi Mostre, come, ad esempio, quella sui manoscritti di Giacomo Leopardi, che da Napoli passò a Madrid, a Berlino, a Chicago e a New York. Questo suo ruolo di “organizzatore di cultura” fece di Macchiaroli un uomo aperto ai valori della civiltà europea.
Dagli anni Ottanta, Gaetano Macchiaroli si volse alla valorizzazione del centro storico di Teggiano, realizzando, con contributi statali, il restauro del suo Castello, che divenne subito (e lo è ancora) sede di convegni e Mostre di livello nazionale. Io ho avuto l’onore e il piacere di essere suo amico e collaboratore per oltre un trentennio. Scrivemmo assieme una sintesi della storia del Castello di Teggiano, che Macchiaroli pubblicò nelle sue edizioni prestigiose. Nel 1997 volle che un mio libro, intitolato “Diano, città antica e nobile”, venisse presentato nel Castello da un gruppo di docenti dell’Università di Napoli.
Infine, va detto che l’animazione culturale lasciata in eredità da Gaetano ha avuto la sua prosecuzione con la figlia, la dinamica Gisella Macchiaroli, la quale ha apportato notevoli abbellimenti al Castello, aggiungendo alla struttura anche una notevole potenzialità di accoglienza turistica.
– Arturo Didier –
FONTE: A. DIDIER, Diano, città antica e nobile (Documenti per la storia di Teggiano), 1997, passim.