Volontari in azione nel fine settimana per la pulizia delle spiagge con Legambiente e Clean Sea Life dopo l’emergenza dischetti spiaggiati. Grazie al lavoro della Capitaneria di Porto – Guardia Costiera è stata accertata la fonte e la causa della proliferazione dei dischetti in plastica, che proverrebbero da un impianto di depurazione sul fiume Sele, a causa di un cedimento strutturale di una vasca.
Risolto l’enigma rimane però l’inquinamento e per questo Clean Sea Life, il progetto europeo che mira ad accrescere l’attenzione del pubblico sui rifiuti marini, di cui Legambiente è partner, ha pensato a #cacciaaldischetto, l’attività di pulizia delle spiagge coinvolte dalla dispersione dei dischetti, che nel weekend ha visto cittadini e associazioni al lavoro in diverse località. In Campania a Paestum, presso il pontile Varolato nelle vicinanze del depuratore colpevole dell’inquinamento, a Battipaglia, presso il Lido Lago, sul lungomare di Salerno.
“Siamo grati al Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera, che ha individuato la fonte del gravissimo inquinamento causato dai dischetti di materiale plastico a danno di circa 500 km di costa tirrenica – ha dichiarato Mariateresa Imparato, presidente regionale di Legambiente -. Ora ci aspettiamo che i responsabili siano perseguiti per reato di inquinamento ambientale come previsto dalla legge 68/2015 sugli ecoreati. Con Goletta Verde, da anni denunciamo l’inadeguatezza degli impianti di depurazione del nostro Paese: una carenza strutturale che ci è già costata due condanne e una terza procedura d’infrazione da parte dell’Unione europea, con due sanzioni da 62,7 milioni di euro una tantum, a cui si aggiungono 347 mila euro al giorno sino al risanamento delle irregolarità, cui si somma ora anche il problema del controllo e della manutenzione degli impianti per scongiurare il ripetersi di simili gravissimi incidenti. Solo in Campania ci sono ad esempio 106 agglomerati urbani in procedura d’infrazione e 10 già condannati, a dimostrazione che le criticità sono note da tempo”.
Secondo un’elaborazione di Legambiente, sulla base dei controlli svolti dall’Apac nel 2016 sulle acque in uscita dagli impianti di depurazione, il 38% dei controlli è risultato non a norma. La maglia nera spettata al bacino del Sele dove i controlli non conformi sono risultati pari al 71%, mentre per il bacino del Sarno il 10% e per il bacino del Tusciano il 50%.
Legambiente chiede che le operazioni di bonifica non siano però affidate solo alla volontà e alla dedizione dei cittadini. “Il Ministero dell’Ambiente e le Regioni interessate si impegnino subito per una valutazione complessiva dell’impatto dello sversamento delle plastiche e per avviare rapidamente un adeguato piano di rimozione e risanamento – ha concluso Mariateresa Imparato -. Ci troviamo di fronte a una emergenza che non può essere risolta grazie solo all’impegno volontario dei cittadini”.
– Chiara Di Miele –
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