È tornata a casa e sta bene la puerpera colpita da ictus al termine della gravidanza. Anche il neonato è in ottime condizioni.
La perfetta sinergia tra tre reparti dell’ospedale “San Carlo” di Potenza, Ostetricia, Anestesia e Rianimazione e Stroke Unit, hanno permesso di risolvere nel migliore dei modi possibili un caso davvero complicato. Una paziente di 38 anni, giunta al termine della gravidanza si è risvegliata presentando difficoltà di parola e un deficit di forza al lato destro del corpo.
Grazie al tempestivo intervento del 118 è stata condotta in eliambulanza al San Carlo. In Pronto Soccorso, su indicazione del neurologo della Stroke Unit, è stata immediatamente effettuata una Risonanza Magnetica all’encefalo che ha documentato la presenza di un’ampia emorragia cerebrale all’emisfero sinistro con effetti di compressione del ventricolo laterale. La paziente è stata presa in carico dal neurologo Antonio Matera e dalla ginecologa Chiara D’Altorio.
Dopo aver escluso con la consulenza neurochirurgica l’indicazione all’intervento, la decisione adottata è stata quella della messa in sicurezza del neonato. La paziente è stata sottoposta a parto cesareo urgente in anestesia generale con gli anestesisti Francesco Allegrini e Giuseppe Petrecca, effettuato dalla stessa dottoressa D’Altorio che ha coordinato l’equipe chirurgica. Il giorno successivo è stata effettuata una TaC di controllo che non ha mostrato sostanziale variazione dell’emorragia cerebrale.
La paziente è stata quindi trasferita in Stroke Unit presentando ancora un disturbo del linguaggio e deficit di forza a tutto il lato destro del corpo.
Il costante monitoraggio dei parametri vitali, il trattamento farmacologico, l’assistenza dedicata e la riabilitazione hanno prodotto un quasi completo recupero del deficit neurologico. La paziente è stata dimessa dopo nove giorni di ricovero insieme al suo bambino in buone condizioni.
“Questo caso evidenzia – commenta il direttore sanitario Antonio Picerno – come non si è trattato di un singolo intervento specifico (o una somma di interventi singoli), ma è stata una presa in carico più complessiva della paziente, quindi di un processo che si è svolto in modo continuo e unitario, anche se articolato in fasi e tempi diversi. L’assistenza alla paziente si è basata sul lavoro di tanti professionisti che hanno agito in modo qualificato nel processo assistenziale consapevoli che il loro operato andava integrato con quello degli altri attori. La responsabilità e la capacità di coordinamento degli interventi sono stati cruciali per la continuità e la qualità dell’assistenza e per il complessivo successo dell’attività terapeutica”.
– Paola Federico –