Non ci furono vittime, ma risultò il paese che subì maggiori danni, inserito tra i Comuni del cratere. La comunità di Vietri di Potenza ricorda sempre con emozione quel tragico 23 novembre 1980.
Crolli e distruzione portarono tutti alla disperazione. Nella tragedia, però, c’è una storia da raccontare, quella di Vito Pascaretta, l’unico ferito vietrese. Quel 23 novembre aveva 40 anni ed era uscito per andare a trovare un cugino. Poi alle 19:35 la forte e lunga scossa. Il pensiero andò direttamente alla sua famiglia. Di corsa si precipitò verso casa, in via San Biagio, ma in una strettoia in via San Michele, si verificò un crollo e venne ricoperto dalle macerie. Riuscì a tenere fuori dalle macerie il braccio, restando ostaggio per un po’ di tempo, fino a quando alcuni vietresi si trovarono a passare da lì. Si accorse di lui Carmine, che oggi non c’è più, notando un braccio. Venne estratto dalle macerie e trasportato con urgenza dal medico. La situazione apparse sin da subito gravissima e immediato fu il trasferimento all’ospedale San Carlo.
“Pensai alla mia famiglia e corsi verso casa. Rimasi incastrato sotto le macerie, e non ricordo più nulla perché persi i sensi. Un vero e proprio miracolo mi ha salvato – sottolinea Vito – Mi raccontarono poi delle ferite: scuoiato in testa, sul piede, sul braccio e con numerose costole rotte e un polmone perforato”.
Ma come si accorsero della sua presenza sotto le macerie? “Qualcuno passò sopra di me e si accorse che sotto i piedi era morbido – racconta – Era buio, con una torcia si accorsero del mio braccio e mi tirarono fuori. ‘C’è una cosa morbida sotto le macerie, c’è una persona!‘, urlavano i presenti secondo il racconto di chi ha assistito a quelle scene. Non auguro a nessuno quello che mi è capitato, nemmeno al nemico peggiore”.
Iniziò poi a ricordare qualcosa in ospedale, dopo alcuni giorni in rianimazione e dopo diversi interventi. Ricevette la visita di Papa Giovanni Paolo II e dell’allora presidente Pertini: “Il Papa mi disse: ‘Vito, stai calmo che piano piano guarisci’. E poi mi regalò una corona”. Oggi ha 77 anni e porta i segni di quel giorno tremendo: trascorse quasi un anno in ospedale tra interventi e ricoveri vari, e i problemi non mancano.
“Ancora piango ora perché i miei figli li ho rivisti dopo venti giorni per assistere mio marito”, ha raccontato emozionata la moglie Maria.
– Claudio Buono –