Riceviamo e pubblichiamo due poesie del poeta di Padula Mario Senatore sul tema dei migranti.
Prefazione
Penso alla mia riflessione, all’interno del cimitero di Salerno, al momento dell’ultimo saluto che ho dato a ciascuna bara delle 26 persone decedute tragicamente in mare, durante la traversata verso l’Italia. E’ stata forte, la commozione. Ognuna di quelle bare custodiva una sorella. Penso che non è stata vana la perdita di 26 giovani vite se da questa tragedia sappiamo trarne il risveglio di una reale solidarietà umana e la giusta indignazione nei confronti di chi possiede il potere (O.N.U. e Governi nazionali per primi) di promulgare regole chiare e severe che garantiscano flussi di migranti possibili e sicuri (e così l’integrazione nei Paesi ospitanti). Non sarà cosa facile ma nessuno più di loro può fare qualcosa di veramente utile, volto alla sicurezza fisica di quelle Persone ed al rispetto della loro dignità. Se non lo fanno (e presto), per me, sono degli irresponsabili o degli inetti e incapaci. E per questi non ci può essere più spazio a quei livelli.
Il prezzo di un sogno
Dune ondeggianti,
arida terra,
ignea roccia,
violenze latenti,
violenze evidenti
fuggisti per mondi migliori
rispettosi di dignità e di vita.
Il cuore era colmo di sogni
mentre il piede arretrato affondava,
pesante
e lento avanzava
nella cocente sabbia
di deserto infinito,
spinto alla meta
da speme di esistenza decente.
Fato assassino spezzò i tuoi sogni!
Scippò, spietato, il brillio degli occhi
già mentre scorgevi l’orizzonte vicino
amico foriero di nuovo cammino.
Ora sei qui, freddo e inerte,
anonimo corpo morto
ma la tua anima resta con noi
e al cuore la stringiamo forte,
sorella,
piangendo pel male
che il mondo ha fatto
alla tua Gente.
Migrante
Migrante
migrante,
Il tuo pianto si sente
nella coscienza del mondo;
il tuo muto dolore
si vede sul volto della gente.
Eppure non ti lamenti,
non chiedi pietà,
non gridi vendetta
per le tue terre
sventrate,
sbranate,
avvilite.
Trascini il tuo corpo, dolente
per l’antico peso
di catene orrende.
Tu sei già morto
dentro
e ti aggrappi all’ultima dignità
per tenere il guardo alto
alle stelle.
Il molo ti attende
dopo deserto di sabbia cocente,
schiacciato da dubbi orrendi.
Ti fermi esitante…
Hai davanti ignoti orizzonti…
La tua ombra si allunga,
poi abbassi la fronte
e ti affidi al Signore…
– Mario Senatore –