Ondanews ha intervistato Enzo Mattina, originario di Buonabitacolo, già parlamentare italiano ed europeo e segretario confederale della UIL, esponente di spicco del PSI. Ora è presidente di “Quanta spa”, azienda leader nei servizi dedicati alle Risorse Umane.
- Onorevole Mattina, dal suo osservatorio, dove sta andando l’Italia?
“Dobbiamo capire dove va il mondo per trovare una risposta al destino dell’Italia. Ci sono cinque grandi problemi che nessun Paese può risolvere da solo, neanche l’America di Trump: 1) l’adozione di misure forti che limitino il fenomeno della finanziarizzazione dell’economia, 2) la riprogettazione di prodotti, processi e finanche modi di vivere per contenere gli effetti dei cambiamenti climatici, 3) la finalizzazione a usi economici socialmente equi della rivoluzione digitale, quella che definiamo la IV rivoluzione industriale, 4) la conquista di diritti del lavoro universali per combattere il dumping della manodopera, 5) la gestione attiva e non solo caritatevole delle grandi migrazioni del nostro tempo. Penso a cinque grandi cantieri che facciano tesoro degli avvertimenti dei 15 studiosi che hanno messo insieme le loro riflessioni nel saggio ‘La Grande Regressione’ a cura di Heinrich Geiselberger”.
- Una delle emergenze più rilevanti, oggi, è la “questione lavoro”? C’è una ricetta per risolverla?
“Ricette non ve ne sono. Possiamo, però, fare qualcosa, nell’attesa che giungano risposte più ampie e attendibili. Oggi nel nostro, come in tanti altri Paesi occidentali, oltre alla riduzione dei luoghi e dei posti di lavoro, assistiamo al decadimento delle competenze. Non bastano i diplomi e non bastano neanche le esperienze monotematiche. Abbiamo bisogno di persone in permanente aggiornamento, che siano pronte a esperienze diversificate, che abbiano un forte senso di responsabilità, creatività, cooperazione. E’ un terreno su cui si può e si deve lavorare da subito nella scuola, nella famiglia, nella società”.
- Il Vallo di Diano continua a perdere “pezzi”: Ferrovia, Tribunale, Carcere, servizi sanitari e, soprattutto, giovani in cerca di fortuna altrove. Come vede il futuro di questa sua terra?
“Non possiamo pensare a un futuro che giochi tutte le sue carte su impieghi in comparti a forte presenza pubblica. Dobbiamo pensare a un progetto di valorizzazione delle risorse locali materiali e umane, ma scommettendo su soluzioni che abbiano come orizzonte il mondo e non il mercato o la società più prossimi. Il modello Ondanews è un buon esempio; è letto da 50.000 persone al giorno. Quali altre attività economiche, culturali, ambientalistiche del nostro territorio hanno questo respiro in termini di domanda e fruizione? Se è stato possibile ottenere successo con un’iniziativa che ha sfruttato la rivoluzione digitale, sono certo che potremmo ottenere risultati paragonabili in altri comparti, se solo si imparasse a sfruttare il nuovo a disposizione e a dar vita a iniziative non asfittiche”.
- Lei era nella lista dei terroristi tra quelli che dovevano essere uccisi, dopo Massimo D’Antona e Marco Biagi. Ripensa, qualche volta, a quegli anni e quali le conseguenze che ne trae?
“E’ una parte della mia esperienza di vita, che non posso dimenticare, anche perché sul campo hanno perso la vita persone che ben conoscevo, come Massimo D’Antona, o amici carissimi, come Walter Tobagi, Ezio Tarantelli, Marco Biagi. Sono stato fortunato e debbo dire mille volte grazie a carabinieri e poliziotti che mi hanno protetto incessantemente dal 1977 fino al 2013. Meriterebbero di essere citati tutti, ma l’elenco sarebbe lungo; cito solo il validissimo maresciallo Leonardo Sammarone e l’altrettanto validissimo caposcorta dei militari che si occupavano di me nel Vallo di Diano, il maresciallo Giovanni Cunsolo. Tutti encomiabili, perché facevano di tutto per non creare isolamento tra me e i miei concittadini. In tanti momenti ho avuto paura, ma il ricordo degli amici e compagni caduti e il rispetto per le loro idee mi hanno sempre indotto a non cedere all’opportunismo. Sono arrivato a 77 anni e confido di morire in pace nel mio letto con le mie idee di socialista riformista e liberale”.
– Rocco Colombo –