– Lettera aperta alla redazione –
Ti svegli, stanco e assonnato. Hai dormito poco e male, come ti capita ormai da tempo: andare a letto, madido di sudore, senza la possibilità di lavarti, perché l’acqua, ormai, non ce la fa più ad arrivare a casa tua e quella delle bacinelle ti costringe a contorsioni ed equilibrismi, in vasca, che ti lasciano più sudato di prima, ti ha segnato. Ti lasci cadere sul letto, esausto, sacramentando – tu che sei cattolico apostolico, romano – e senti che l’unico sollievo é il fresco menta in bocca – almeno i denti sei riuscito a lustrarteli – mentre il cuore batte all’impazzata per la rabbia. Prendi il tuo libro dal comodino e aspetti che la spossatezza prevalga e il sonno sopraggiunga…
Dormi poco e male…
Ti svegli, stanco e assonnato. Ti alzi dal letto e, come capita un po’ a tutti, ti rechi subito in bagno. Ed ecco che il tuo incubo quotidiano comincia a materializzarsi: gli occhi, ancora cisposi, d’un tratto si spalancano e fissano, timorosi e fieri, la leva del rubinetto. La mano, tremante, l’afferra, stizzita, e la solleva – sai che il tuo gesto ha le stesse possibilità di riuscita – che l’acqua sgorghi dal rubinetto – di una vincita al “gratta e vinci”. E, infatti, l’acqua non scorre, il rubinetto resta muto o, qualche volta, rantola e sbuffa. Impotente!
Sacramenti nuovamente – tu che sei cattolico, apostolico, romano – ti sposti in cucina, sempre sacramentando (che Dio mi perdoni!) e ti prepari il caffè, con la vecchia Moka, perché, nel frattempo, hai realizzato che non c’è neanche la luce – lavori in corso dell’Enel, autorizzati da quei geni che ci amministrano, proprio in questo periodo – bevi il caffè e fumi nervosamente…
Ti lavi alla meglio – doccia fredda con l’acqua stagnante delle solite bacinelle, in cui hai versato l’acqua della “Fontana del Salice”, presa la sera prima – e te ne esci per andare al lavoro. Fra i rumori assordanti dei lavori in corso, raggiungi la piazzetta, prendi la macchina, fai pochi metri e trovi la stradina, già angusta, ostruita da un’altra macchina, lasciata lì a membro di segugio, rigorosamente chiusa. Hai fretta e cerchi di passare, ma t’incastri in un gradino, rovini paraurti e fiancata. E sacramenti, per la terza volta, in poche ore – tu che sei cattolico, apostolico romano.
Intanto ti ricordi che non hai contante e vai allo sportello bancomat. Che indovinate dove si trova? Nel centro storico, ovviamente! E come lo trovi? Fuori servizio, ovviamente! …
Riparti. Con la macchina ammaccata, tutto sudato e senza soldi in tasca. E mentre ti allontani da quei luoghi, un tempo tanto cari, prima che la barbarie amministrativa li annientasse, sacramenti. Per la quarta volta.
Tu che sei cattolico, apostolico, romano.
Che Dio mi perdoni!
Giuseppe Morrone