Sul viso degli amici, dei parenti e dei sindaci della Valle Sele, il dolore e lo sconcerto per l’assurda morte del 28enne originario di Valva, Stefano Feniello, deceduto sotto le macerie del hotel Rigopiano di Farindola in Abruzzo, il 18 gennaio scorso, insieme ad altre 28 persone.
Migliaia le persone giunte ieri sera da tutta la Valle del Sele per pregare e stringersi al dolore dei genitori di Stefano, papà Alessio e mamma Maria giunti a Valva in occasione della celebrazione della Messa in ricordo del 28enne. Al termine del rito religioso, un lungo e silenzioso corteo di cittadini e sindaci, ha accompagnato la fiaccolata che si è svolta per le vie del centro storico e nella piazza del paese dove ad attendere c’erano i bambini che hanno fatto volare palloncini e lanterne.
“Mio figlio è stato ucciso -ripete Alessio Feniello, mentre non si dà pace per la morte di suo figlio e chiede giustizia e verità – Chi ha sbagliato deve pagare, non si può morire a causa di una turbina nel 2017″.
“Con mio figlio sono morto anch’io il giorno della tragedia – racconta Alessio, mentre stringe tra le mani la catenina e il bracciale che suo figlio indossava quando è stato estratto senza vita dalle macerie della struttura alberghiera –Ho perso tutto e ora voglio solo giustizia per Stefano e per le altre vittime del Rigopiano”.
Intanto sulle responsabilità delle Istituzioni e sul grave ritardo dei soccorsi indaga la Procura di Pescara che ha aperto un’inchiesta per omicidio plurimo colposo e disastro colposo, mentre il parlamentare salernitano Simone Valiante ha presentato un’interrogazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
– Mariateresa Conte –
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