I dati riportati in un articolo a firma di Clemy De Maio, pubblicato sul quotidiano La Città, sono impietosi e allarmanti.
Il ritmo delle aziende che chiudono è di nove al mese. La media precisa è di 9,4, il risultato di 66 fallimenti sanciti da gennaio e divisi per i sette mesi trascorsi dall’inizio dell’anno. Poi ci sono le altre procedure, come le proposte di concordato preventivo e le omologazioni di accordi di ristrutturazione per debiti, e allora i numeri delle imprese in difficoltà aumentano in maniera esponenziale.
A Salerno tra le ultime sentenze di fallimento c’è quella della Pecoplast, costituita più di dieci anni fa per produrre filtri per aria in termoplastica destinati ad essere montati sulle vetture della Fiat. Nelle sabbie mobili dei debiti ci sono anche alcune società della rete commerciale dei D’Anna, un impero dei negozi di abbigliamento griffato.
Nel settore dell’edilizia sono ricorse al concordato preventivo – nel tentativo di evitare il fallimento – due società con cui è stato realizzato il progetto delle torri sul litorale orientale di Salerno. Anche la Smic (Società meridionale immobiliare costruzioni), coinvolta nel progetto delle due torri è finita nell’orbita delle procedure concorsuali.
Il fallimento è arrivato anche per la “Persano royal golf”, società consortile nata per realizzare a Serre un campo da golf da dodici buche. Finanziato con 6 milioni di soldi pubblici ricavati dai fondi europei, il mega campo non ha mai visto la luce per intero, e quel poco che ne è stato realizzato è presto andato in malora. A marzo il destino era già segnato, per il crac della bresciana Italian Golf Development, che deteneva il 75 per cento del consorzio. Poi, il 30 luglio, è arrivata la sentenza di fallimento anche per la “Persano royal golf”.
A gennaio le sentenze di fallimento sono state 9, ad aprile erano scese a 6, ma a giugno sono impennate a 14 e a luglio restano attestate a quota 13.
– redazione –