“Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi“.
Sono le parole dell’allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, che rivivono ancora nelle menti di milioni di italiani, quando 48 ore dopo il tragico sisma che interessò la Basilicata e l’Irpinia, il 23 novembre 1980, si recò sui luoghi colpiti e lo dichiarò ai giornalisti presenti durante il Tg2.
Oggi ricorrono quarant’anni da quell’indimenticabile giorno, in particolare per Basilicata e Campania. Una data stampata nei ricordi di tutti, un orario, quello delle 19:34 di domenica, che difficilmente si rimuove dalle menti di chi, quella tragedia, l’ha vissuta. Un gravissimo sisma di magnitudo 6,9 gradi della scala Richter e del X grado della scala Mercalli. Quasi 90 secondi di terrore per tantissime persone, tanto che 40 Comuni sono stati dichiarati disastrati. Tra questi anche Balvano, Vietri di Potenza, Bella, Brienza, Castelgrande, Muro Lucano, Pescopagano, Potenza, San Gregorio Magno, Salvitelle, Romagnano al Monte, Ricigliano, Eboli, Valva e Campagna.
Il ricordo è sempre vivo, una tragedia che ha segnato molte comunità. Questa la testimonianza di un anziano di Vietri di Potenza, Antonio Giordano, 93 anni a febbraio: “Eravamo nel bar, tutti volevano giocare. Ma mi sentivo che doveva succedere qualcosa, per questo me ne andai, tornai a casa. Stavamo arrostendo castagne, ad un certo punto iniziammo praticamente a ballare. Tutti ad urlare ‘il terremoto’, e così scappammo. Le case si toccavano una con l’altra. Scene impressionanti, tantissima paura. Poi scosse in continuazione. Tante case crollate, gente in strada, impaurita. Sono stati mesi difficili. Ricordo ancora quel boato di quelle 19:34 del 23 novembre. Difficile da dimenticare“.
Sempre a Vietri, un uomo rimase ferito incastrato sotto le macerie. Salvato, in ospedale ricevette la visita di Papa Giovanni Paolo II e del Presidente Pertini. Il Papa gli regalò una corona del Rosario. Oggi Vito Pascaretta ha 78 anni e porta ancora i segni di quel giorno tremendo.
Un sisma che ha coinvolto una popolazione di circa 6 milioni di abitanti. Numeri impressionanti: 2.914 vittime, 8.848 i feriti, 280.000 gli sfollati. Sul fronte della distruzione, ben 362.000 le abitazioni distrutte e danneggiate dal sisma. Tra i Comuni che hanno pagato a caro prezzo, Sant’Angelo dei Lombardi (482 vittime) e Balvano (77, di cui 66, tanti bambini, causati dal crollo della Chiesa Madre, poi ricostruita). Sisma che ha continuato a far paura nei mesi successivi, con scosse che arrecarono danni ai territori già duramente colpiti.
Per i soccorsi nei comuni interessati, lo Stato inviò quasi 50mila unità militari, 110mila posti letto in 32mila roulotte e altri 37mila posti letto tra scuole, edifici, container e prefabbricati. Molti, oggi, non hanno ancora avuto un alloggio e la ricostruzione in molti comuni non è stata ancora completata.
– Claudio Buono –