Un sequestro di circa 1,5 kg di droga, 250 episodi di spaccio e diverse segnalazioni alla Prefettura di Salerno di persone tra i 20 e i 40 anni individuate come consumatrici abituali di droga. È questa, in sintesi, l’operazione “Coffee break” messa in atto dai Carabinieri della Compagnia di Sala Consilina e coordinata dalla Procura della Repubblica di Lagonegro.
8 gli arresti eseguiti nella notte tra il Vallo di Diano e la Piana del Sele: si tratta di un cittadino marocchino residente a Teggiano che si trovava già ristretto nel carcere di Potenza, tre arresti domiciliari per altrettanti cittadini marocchini residenti ad Eboli e quattro obblighi di dimora con permanenza in casa nelle ore serali per un uomo di Teggiano, una donna rumena e un cittadino marocchino residenti a Teggiano e un uomo di Atena Lucana.
Questa mattina, presso la Procura di Lagonegro, sono stati resi noti i dettagli alla presenza del Procuratore Francesco Greco, del Capitano della Compagnia di Sala Consilina Davide Acquaviva e del Comandante Provinciale dei Carabinieri, il Colonnello Antonino Neosi.
L’indagine prende il nome dall’escamotage del “prendere il caffè” per parlare a telefono della droga. L’indagine è partita nel novembre 2017 dopo l’arresto per droga di un marocchino a Teggiano. In quell’occasione il giovane fu ritrovato con diversi quantitativi di droga.
Una rete di spaccio che partiva dalla Piana del Sele, precisamente da Santa Cecilia di Eboli e arrivava nel Vallo di Diano dove veniva smerciata ai pusher. “Esiste un mercato di droga scoperto grazie all’attività certosina dei Carabinieri – ha dichiarato il Procuratore Greco – le intercettazioni telefoniche hanno permesso un riscontro nelle indagini“.
Il Capitano Acquaviva ha poi spiegato nel dettaglio l’attività investigativa conclusa ad aprile. L’operazione ha visto anche la presenza del Nucleo Carabinieri di Pontecagnano e dell’Unità Cinofili di Sarno. “L’operazione è scaturita dall’arresto lo scorso anno di un marocchino a Teggiano – ha spiegato il Capitano Acquaviva – e da subito ci ha insospettito il fatto che avesse addosso diverse qualità e quantità di droga, segno che non si trattava di uso personale. Le intercettazioni parlavano di ‘prendere un caffè’ e non è stato semplice codificare il linguaggio che è stato scoperto solo nel tempo. L’attività illecita è risultata attuale perchè uno degli arrestati è stato sorpreso in flagranza di reato“.
– Claudia Monaco –
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