Ricorre oggi il 76esimo anniversario che ha sancito la Liberazione dell’Italia dal governo fascista e dall’occupazione nazista.
La Festa del 25 aprile è occasione per ricordare e celebrare il valore dei partigiani che contribuirono, grazie al loro sacrificio e coraggio, alla liberazione contro il regime. Il 25 aprile del 1945 si scatenò l’insurrezione nazionale contro i tedeschi: Mussolini tentò la fuga in Svizzera unendosi ai tedeschi ma fu riconosciuto e giustiziato dai partigiani.
Quel giorno, grazie al coraggio di molti, il nostro Paese ha reagito a quel clima di odio e intolleranza in cui era piombato dando nuovamente speranza a milioni di italiani.
Tante sono le testimonianze dei partigiani e una in particolare interessa anche il Vallo di Diano: è la storia di Enrico Marchesano, cittadino illustre di Buonabitacolo che ha sacrificato la propria vita in nome della libertà.
Marchesano, 37 anni, era agente di custodia in servizio presso le carceri di San Francesco a Parma insieme ai compagni Gennaro Capuano e Giuseppe Patrone: tutti e tre avevano deciso di aderire alla Resistenza.
I tre permettevano uno scambio di messaggi tra i partigiani ed i prigionieri delle carceri e li aiutavano: nell’estate del ’44 una spia nazifascista infiltrata fa saltare la loro copertura. Gli agenti, tra cui Marchesano, vengono arrestati e condannati a morte. I valorosi uomini subiscono atroci torture: alla fine a fucilarli è un plotone composto dai loro stessi colleghi. Dietro a questi ultimi è presente un secondo plotone pronto a far fuoco in caso di rifiuto: infatti, il plotone si rifiutò ma furono obbligati all’increscioso gesto.
Il sacrificio di Enrico è raccontato da Pino Marchesano, suo figlio, che gentilmente ci ha concesso questa importante testimonianza.
Il signor Pino, che vive a Buonabitacolo circondato dall’affetto dei suoi cari, non nasconde l’emozione: “La mia vita e quella dei miei fratelli è stata mortificante – racconta – siamo stati ripagati dall’avere una mamma (Antonia Casalnuovo) che è morta all’età di 101 anni, una donna rimasta vedova a 35 anni con 5 figli di 14, 13, 7, 4 e 3 anni”.
“Io fino a 67 anni non sapevo come fosse morto mio padre – racconta – Un giorno mi arriva un invito dall’Istituto Penitenziario di Parma e da lì vengo a conoscenza del valoroso gesto. Con la mia famiglia abbiamo visitato i luoghi dove papà ha operato ed è morto. Il dolore che ho provato non si può spiegare”.
Enrico Marchesano, Giuseppe Patrone e Gennaro Capuano sono stati insigniti il 10 ottobre 2008 della Medaglia d’Oro al Merito Civile dall’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Una lapide commemorativa si trova nell’ex carcere di Parma e ricorda il sacrificio dei tre agenti. Anche a Buonabitacolo è presente “Piazza Marchesano” in memoria del suo valoroso figlio caduto per la Patria.
“Mio padre è l’esempio di un uomo integro – racconta – un eroe che ha donato la sua vita per la Patria”.
Pino Marchesano conclude con un messaggio ai giovani affinché quel valoroso sacrificio non vada perduto: “La mia paura è quella di vedere incrementare di nuovo il fascismo, il razzismo ed il rischio di una nuova guerra. Una raccomandazione a voi ragazzi: state attenti e vigilate sempre affinché la vostra libertà non venga mai attentata”.