Oggi ricorre il 78° anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Il 25 aprile del 1945, infatti, è una data divenuta simbolo della libertà e della lotta di resistenza militare e politica delle forze partigiane cominciata l’8 settembre 1943, momento in cui gli italiani seppero della firma dell’armistizio con gli anglo-americani a Cassibile firmato in realtà segretamente il 3 settembre. Già il 9 settembre le forze antifasciste diedero vita al Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) che guidò la Liberazione.
La guerra non finì il 25 aprile ma in questa data cominciò la ritirata dei soldati tedeschi e di quelli della Repubblica di Salò da Milano e Torino. Il 22 aprile del 1946, su proposta del Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, il principe Umberto II, Luogotenente del Regno d’Italia, emanò un decreto che recitava “a celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale”. La ricorrenza venne celebrata negli anni successivi e solo il 27 maggio del 1949 divenne una festa nazionale.
Tante sono le testimonianze di partigiani e diverse ci provengono anche dal nostro territorio. La storia di Antonio Montella di San Pietro al Tanagro è una storia di coraggio, resistenza, lotta per amore del proprio Paese e di giustizia.
Antonio, come tanti altri, voleva un’Italia libera anche a costo della propria vita. Di lui non si conosce molto ma dai pochi documenti che sono stati ritrovati si sa che è nato a San Pietro al Tanagro il 17 maggio del 1909 da Carmine Montella e Virginia De Franco. Il padre, originario di Torre Annunziata, era un pastaio. Dai racconti di Marianna Iannone e di suo padre Felice, venuti a conoscenza di questa storia in una riunione dell’Anpi, possiamo anche apprendere che all’epoca nella zona c’erano diverse fabbriche ed anche un importante pastificio e molti si trasferivano qui per lavoro.
Antonio Montella fece parte della XII Divisione Autonoma di Bra, in provincia di Cuneo. Dalla documentazione (foto in basso) fornita dal presidente provinciale dell’Anpi Ubaldo Baldi, nei primi mesi di maggio alcuni giovani braidesi, che avevano aderito alla Resistenza, si allontanarono per entrare nelle diverse formazioni mentre coloro che rimasero in zona presero parte alla XII Divisione. Nel luglio del ’44 i tedeschi insieme ad alcuni repubblichini rastrellarono la campagna intorno a Ceresole d’Alba catturando diversi giovani, li portarono in paese dove catturarono anche altri uomini e li impiccarono ai balconi delle case.
Altre persone furono portate a Sommariva del Bosco, sempre in provincia di Cuneo, dove furono giustiziati e qui Antonio Montella perse la vita il 22 luglio del 1944 a 36 anni. Da una lapide posta fuori la stazione di Sommariva del Bosco si apprende che è morto per impiccagione mentre da altri documenti risulta fucilato.
“Mi ricordo di lui che parlava sempre con altre persone del paese – testimonia la signora Nicolina Cardiello di San Pietro al Tanagro – Lavorava in montagna e nei terreni. Il padre non lo ricordo bene però faceva il pastaio al pastificio Spinelli dove anche Antonio ha lavorato. Caricavano e scaricavano i carretti con i muli e mi ricordo quando sono andati via. La madre era già morta, lui è partito per primo e poi il resto della famiglia”.
La famiglia è andata via da San Pietro al Tanagro a causa della repressione fascista.
Questa mattina nella Villa comunale di San Pietro al Tanagro è stato piantato un albero di olmo per ricordare il valoroso concittadino morto in Piemonte.